mercoledì 29 aprile 2020

CarlGustavJung

«Ho spesso visto persone diventare nevrotiche per essersi accontentate di risposte inadeguate o sbagliate ai problemi della vita; cercano la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo esteriore o il denaro, e rimangono infelici e nevrotiche anche quando hanno ottenuto tutto ciò che cercavano. Persone del genere di solito sono confinate in un orizzonte spirituale troppo angusto, la loro vita non ha sufficienti contenuti, non ha significato, se riescono ad acquistare una personalità più ampia generalmente la loro nevrosi scompare. Tra i cosiddetti nevrotici del nostro tempo ve ne sono molti che in altre epoche non lo sarebbero stati, non sarebbero stati cioè in disaccordo con sé stessi: se fossero vissuti in un'epoca, in un ambiente nel quale l’uomo attraverso i miti era ancora in rapporto con il mondo ancestrale e quindi con la natura sperimentata realmente e non vista solo dall’esterno avrebbero potuto evitare questo disaccordo con sé stessi.
Oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi politici ed economici ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli ad impantanarsi nella situazione attuale, ed ecco che uno viene a parlare di sogni e di mondo interiore... tutto ciò è ridicolo, che cosa crede di ottenere di fronte ad un gigantesco programma economico, di fronte ai cosiddetti problemi della realtà? Ma io non parlo alle nazioni, io mi rivolgo solo a pochi uomini. Se le cose grandi vanno male, è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male, perciò, per essere ragionevole, l'uomo dovrà cominciare con l'esaminare sé stesso, e poiché l'autorità non riesce a dirmi più nulla, io ho bisogno di una conoscenza delle intime radici del mio essere soggettivo. È fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi poiché essa consiste nella somma degli individui.»
CarlGustavJung
Albert Einstein ha detto:
“The intuitive mind is a sacred gift, and the rational mind is a faithful servant. We have created a society that honors the servant and has forgotten the gift.”
“La mente intuitiva è un dono sacro, la mente razionale un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servilismo e ha dimenticato il dono.”


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lunedì 18 febbraio 2019

Chi sono i genitori adottivi in fase di separazione oggi?

Chi sono i genitori adottivi
in fase di separazione oggi?
dr Rita Maione laureata in psIcologia T&T Psicologiche. Counselor professionista Gestalt albo cncp, Coordinatrice familiare , mediatrice familiare, pisico arte musico terapeuta
La fine della famiglia, in seguito alla separazione dei coniugi, è un lutto che va elaborato. Un aiuto nella difficoltà può venire dal mediatore familiare, figura che affianca i genitori e lavora con loro per la tutela e la gestione dei figli.
Nell’ambito della famiglia adottiva sia i genitori che i figli sono chiamati ad affrontare specifici compiti di sviluppo e possono farlo secondo stili differenti che l’evidenza clinica e sperimentale ha rivelato essere forieri di altrettanto diversi “destini adottivi”. Accanto alle adozioni che riescono a superare i momenti critici trovando soluzioni adattive, vi sono altri casi in cui prevalgono sofferenza e disagio tanto fra i genitori quanto tra i figli, fino alla possibile rottura della relazione coniugale.
La percentuale di separazioni nelle coppie adottive appare più bassa che in quelle con figli naturali. Si riscontra, tuttavia, una certa resistenza delle prime a domandare aiuto all’ambiente esterno in situazioni di difficoltà, che potrebbe ricondursi al fatto di aver trasmesso un’immagine positiva del rapporto di coppia, durante l’iter adottivo, ad operatori giuridici e psico-sociali.
Alcune coppie adottive separate o in via di separazione riescono ad accedere a forme d’intervento come la mediazione familiare, un “percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione/divorzio” (Società Italiana di Mediazione Familiare, 1995).
Il cammino che due coniugi fanno quando decidono di diventare famiglia è più o meno il medesimo per tutte le coppie, sino a quando in una coppia ci si accorge che i figli non arrivano; a quel punto le strade iniziano a differenziarsi. Per i coniugi “sterili” inizia il calvario della sofferenza, dei sensi di colpa, si va in crisi, si ricorre alle tecniche di fecondazione assistita, si pensa all’adozione e nel frattempo passano mesi, anni. Questo periodo, a volte, mette a dura prova la coppia. C’è chi tenta innumerevoli volte di avere il figlio desiderato con l’aiuto della scienza e ce la fa e c’è chi non ce la fa neppure così, c’è chi il figlio riesce a farlo naturalmente quando non lo sperava più, c’è chi adotta subito e c’è chi adotta perché la scienza non è servita, c’è chi desiste dal diventare genitore. Nell’adozione questo periodo di lutto serve, se elaborato, a incontrare empaticamente il lutto dell’abbandono biologico e della storia che il proprio figlio adottivo porta con sé. La sofferenza della coppia “guarita” nel diventare genitore, “guarisce” la sofferenza di quel bambino che diventa figlio. Per far questo le coppie vengono formate dai servizi territoriali e dai tribunali.
L’iter adottivo prevede che la coppia, che ha dato la propria disponibilità all’adozione in tribunale, venga accompagnata dai servizi sociali di residenza a riflettere sulla propria storia e venga preparata all’adozione. Tramite più colloqui con gli assistenti sociali, gli psicologi e i giudici viene “verificata” la capacità genitoriale adottiva della coppia e per quanto riguarda l’adozione internazionale, al termine dell’iter, viene rilasciato dal Tribunale dei Minori un decreto d’idoneità all’adozione.
Le coppie idonee per poter adottare all’estero, devono scegliere un ente italiano intermediario a cui conferire il mandato, a cui, cioè, affidare l’incarico di trovare il proprio figlio nel mondo. L’ente fa compiere nuovamente ai futuri genitori un iter di incontri con i propri operatori, per poter effettuare il miglior abbinamento tra la coppia e un minore adottabile dei Paesi nei quali opera. Sia che la famiglia si sia originata con l’adozione nazionale che con l’adozione internazionale, è previsto per legge un anno di affidamento pre adottivo.
I servizi territoriali monitorano con incontri e colloqui l’andamento e la riuscita dell’adozione, per redigere una relazione finale che viene inviata al Tribunale. Se il risultato è positivo, viene definitivamente conclusa l’adozione e il minore diventa per sempre figlio di quei genitori prendendone il cognome. Nell’adozione internazionale oltre ai servizi, anche gli operatori dell’ente seguono la nuova famiglia, che deve sostenere quindi doppi colloqui. Molti Paesi da cui provengono i figli adottivi richiedono le relazioni sull’inserimento e la crescita del bambino. I genitori sono tenuti, aiutati dagli operatori dell’ente, a mandare regolarmente nel tempo notizie, aggiornamenti, fotografie sulla propria adozione (alcuni Paesi richiedono una relazione annuale addirittura sino alla maggiore età del bambino).
Aver chiaro come si genera una famiglia adottiva, ci permette di concludere che i genitori adottivi sono genitori abituati ai colloqui con i diversi operatori, sono genitori che hanno dovuto lavorare su di sé e sulla propria capacità genitoriale e infine sono genitori che hanno dovuto imparare a confrontarsi e a fare propria la storia dolorosa dei loro figli. Aspetti questi che il mediatore familiare deve avere ben presenti quando inizia la mediazione.
www.sportelloinascolto.eu   
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La Mediazione familiare, la Negoziazione assistita e pratica collaborativa...la Coordinazione genitoriale

La Mediazione familiare, la Negoziazione assistita e pratica collaborativa...la Coordinazione genitoriale rappresentano dei sistemi alternativi alle aule di Tribunale per aiutare le coppie a riorganizzare la propria vita prima e dopo la separazione, concludendo degli accordi in cui il benessere psicofisico dei figli rappresenta l'interesse principale da perseguire. E' questa la strada per aiutare i genitori a comprendere che si può smettere di essere coppia ma mai genitori. Il trauma che colpisce i figli coinvolti nella crisi coniugale può avere conseguenze devastanti e la cronaca purtroppo ce lo insegna. Aiutare la coppia a separarsi con serenità e consapevolezza, aiuta i figli che nonostante la rottura del rapporto di coppia dei loro genitori restano figli del loro papà e mamma. Con il dialogo e le decisioni condivise cui mirano questi strumenti la rottura del rapporto viene visto in una dimensione proiettata al futuro dove si è genitori, anche se non più coppia e questo contribuisce a creare gli uomini e le donne del domani in grado di costruirsi un futuro e non certo a cercare in altro la propria serenità.
dr rita maione www.sportelloinascolto.eu

Vi spiergo in breve Chi è il mediatore familiare ?

Vi spiergo in breve Chi è il mediatore familiare ?
Il mediatore familiare è un professionista qualificato nella gestione dei conflitti,(Avvocato, Assistente sociale, Psicologo, Psicoterapeuta Pedagogista, c
Counselour. Educatore ….) 
Il mediatore ha il compito di far evolvere dinamicamente una situazione di conflitto aprendo canali di comunicazione mai praticati e che si erano inceppati; trasforma il conflitto in pista di decollo per un progetto di collaborazione, di “confronto incontro” tra le parti fino a giungere ad un accordo tra le stesse. Individuando le questioni di fatto che sono alla base del conflitto, egli deve saper ascoltare il “non detto”, cogliere i bisogni delle parti; deve impegnare tempo ed energie intesi a creare uno spazio per l’espressione e la comprensione del contesto emotivo ........ ma, a differenza dello psicologo, non ne approfondisce le dinamiche, non interpreta i comportamenti, né interviene sulla personalità per apportarvi dei cambiamenti . Può soltanto Accogliere i sentimenti, specchiarli e restituirli incontaminati ai confliggenti. Invero, grazie all’opera del Mediatore, le parti assistono alla rappresentazione autentica delle rispettive emozioni e si sforzano con sincerità di accettarle, superarle, trasformarle. La filosofia del suo operare risiede nella mancanza di “Potere”: egli non parla per l’altro, non agisce al suo posto, ma restituisce al soggetto la propria autonomia decisionale. Accompagna le parti nel loro cammino sorretto dalla logica del “Sentire” ..... come qualcuno ha detto “è un difficile connubio fra etica ed arte, capace di suscitare un progresso nelle persone senza esercitare la benché minima pressione su di loro”. Dr, Rita Maione

cosa affronta la mediazione familiare

Il mediatore familiare affronta sia gli aspetti emotivi (affidamento dei figli, continuità genitoriale, comunicazione della separazione al nucleo familiare, ecc.) che quelli più strettamente materiali (divisione dei beni, determinazione dell'assegno di mantenimento, assegnazione della casa coniugale, ecc       
La coppia è incoraggiata dal mediatore a strutturare gli accordi che meglio rispondono alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare. La coppia diventa protagonista nella gestione del proprio conflitto ed indirizza le proprie risorse per trovare un dialogo il più possibile funzionale ai cambiamenti che si prospettano per tutta la famiglia. Dr Rita Maione

Chi sono i mediati di mediazione familiare

Chi sono i mediati di mediazione familiare
La mediazione familiare si rivolge alla coppia biologica, adottiva - coniugata o convivente, con o senza figli, in fase di separazione o divorzio o già separata o divorziata - con un'esigenza di modificare gli accordi in qualsiasi fase del processo di separazione. Può rivolgersi anche alle coppie di fatto, coppie adottive o alle famiglie ricostituite, cioè ai due ex partner e ai rispettivi nuovi compagni, o semplicemente al singolo genitore dopo che la mediazione non sia risultata praticabile.
Si rivolge principalmente a coppie con figli, in quanto uno dei suoi obiettivi è la riorganizzazione delle relazioni familiari in un'ottica di continuità genitoriale con particolare riguardo all'interesse della prole.
Nel caso di coppie senza figli non è quindi corretto parlare di mediazione familiare tout court, ma è comunque possibile con esse applicare proficuamente tecniche di mediazione.dr rita maione